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di Luigi Ippolito

Il governo ha fatto del piano la sua bandiera politica. I primi aerei charter decolleranno alla fine di giugno. Oggi in Italia il ministro degli Interni britannico James Cleverly

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 
LONDRA – Ci è voluta una maratona parlamentare conclusa a Westminster solo dopo la mezzanotte per approvare in via definitiva la legge che autorizza la deportazione in Ruanda degli immigrati arrivati illegalmente in Gran Bretagna. La Camera dei Lord ha tentato fino all’ultimo di rallentare il provvedimento, ma alla fine i Pari del Regno si sono dovuti arrendere alla testardaggine del governo di Rishi Sunak, che ha fatto del «Piano Ruanda» la sua bandiera politica. 
«Nulla si frapporrà più» alla partenza degli aerei diretti in Africa, ha proclamato stamattina il premier, aggiungendo che «questa legislazione è una pietra miliare che rappresenta un cambiamento fondamentale nell’equazione globale dell’immigrazione». Dunque Londra punta a mettere la sua politica in un contesto internazionale più ampio: e non caso oggi arriva in Italia il ministro degli Interni britannico James Cleverly, che sarà anche a Lampedusa per coordinare con Roma, con cui c’è una stretta sintonia, il contrasto all’immigrazione clandestina. 

In base alla nuova legge chiunque sia entrato illegalmente in Gran Bretagna dopo il 1° gennaio 2022 può essere messo su un aereo e spedito in Ruanda: solo una volta nel Paese africano sarà esaminata la richiesta di asilo. Già nei prossimi giorni potrebbero scattare le detenzioni degli immigrati clandestini, per i quali il governo ha approntato 2.220 posti e affittato gli aerei charter, che tuttavia non dovrebbero decollare prima della fine di giugno o inizio luglio. Agli immigrati sarà dato un preavviso di soli 7 giorni, dopo di che potrebbero essere fatti partire entro i successivi 5 giorni: in teoria, in questo lasso di tempo gli immigrati potrebbero provare a fare appello in tribunale. Il governo di Londra, però, ha annunciato che in base alla nuova legge potrà ignorare eventuali ingiunzioni da parte della Corte europea per i diritti umani, che aveva già bloccato due anni fa i primi voli per il Ruanda.
 
A novembre scorso anche la Corte suprema britannica aveva bocciato una prima versione della legge, sostenendo che non offriva sufficienti garanzie ai migranti: per questo Londra ha stipulato un nuovo trattato col Ruanda, designandolo «Paese sicuro». La Gran Bretagna ha già pagato alla nazione africana l’equivalente di 280 milioni di euro, ma si stima che la spesa complessiva del piano arriverà a mezzo miliardo. 
Nelle intenzioni di Sunak, la minaccia di deportazione in Ruanda dovrebbe servire come deterrente per scoraggiare gli arrivi illegali: l’anno scorso ci sono stati circa 30 mila sbarchi attraverso la Manica (meno però dei 45 mila del 2022). A essere effettivamente spediti in Africa sarebbero però numeri esigui e non si vede come questa prospettiva remota possa scoraggiare chi già intanto è disposto a rischiare la vita per affrontare la pericolosa traversata dalla Francia all’Inghilterra. Per gli attivisti dei diritti umani, la legge «fa strame del diritto internazionale» e «mette a rischio i sopravvissuti alle torture e altri rifugiati». 




















































Sunak affida al Piano Ruanda e al decollo dei primi aerei entro l’estate le residue speranze di evitare una totale disfatta alle prossime elezioni. L’immigrazione è tornata a essere una delle preoccupazioni dell’opinione pubblica: dopo la Brexit, la Gran Bretagna ha messo su un generosissimo sistema di visti che ha visto l’anno scorso l’ingresso legale di ben 1 milione e 200 persone. Di fronte a queste cifre, gli sbarchi attraverso la Manica impallidiscono, ma offrono un buon diversivo per fare la faccia dura sull’immigrazione pur continuando dall’altro lato a favorire i flussi legali, necessari al sostegno dell’economia.

23 aprile 2024

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